Internet e l'aborigeno

31 agosto 2007

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E' IL MOMENTO DEI SALUTI

Come mi è già capitato di dire, per me Settembre è il vero inizio dell'anno.

Forse sono infantile, sono rimasto ai tempi della scuola, ma il vero inizio è Settembre.

Quest'anno l'inizio dell'anno significa molto per me.
Non nego che io sia turbato.
O forse "torbato", come direbbe un Lagavulin :-)

La vita mi sta regalando nuovi innumerevoli stimoli, mi sta ricordando emozioni sopite, mi sta regalando adrenalina, mi sta premiando dopo alcuni sforzi.
Mi sta anche obbligando a mettermi in discussione, a mettere in discussione ciò che ho costruito sino ad ora.

Ed è bello e brutto insieme.

Mi ricorda che sono vivo, che tutto si muove.
Mi ricorda che quello che sono ora è l'insieme di tutte le scelte che ho compiuto sino ad oggi.
Degli sforzi che ho fatto, dei pensieri che ho avuto.
Delle esperienze, belle e brutte.
Di ciò che ho visto, di ciò che ho imparato, di ciò che ho sentito.
Di quei giorni in cui mi sentivo un sacco di zavorra da far cadere per salvarmi.
Di quei giorni in cui mi sentivo la mongolfiera, e i sacchi di zavorra non potevano più fermarmi.
Di quei giorni in cui, semplicemente, mi sentivo.
Nulla è andato perduto.

Ma mi ricorda anche che qualcosa sta terminando, e che tutti gli sforzi che possiamo fare per fermare le cose, per bloccarle come sono, sono sforzi inutili, sono orme sulla battigia.

Ne uscirò diverso. Forse più forte, forse no; forse migliore, forse no; sicuramente diverso, cresciuto, accresciuto, vivo.

Dopo otto anni lascio la mia società. Dopo quattro anni lascio il cliente che mi ha ospitato.
Anni di esperienza, di crescita, di conoscenza (e i giorni in cui si impara qualcosa non son mai da buttare), di chiacchiere e caffè, di persone da ringraziare.
Ma anche di abbattimento, di fatica, di nervosismo, di litigi.

Credo di aver dato molto. So di aver ricevuto molto.

Nessuna retorica, solo un saluto.
E la convinzione che non sono stati anni buttati.
E non è poco.

Ho conosciuto persone fantastiche: a voi dico che vi ringrazio, e che - son sicuro - le nostre strade si incroceranno di nuovo.
Ho conosciuto persone meno fantastiche: a voi dico che vi ringrazio comunque, ma - non vi offendete - spero vivamente che le nostre strade "divergano all'infinito".
Ho conosciuto superficialmente molte persone, di cui non so neanche il nome, con cui ho scambiato parole, sorrisi, anche risate: a voi mando un saluto speciale perchè spesso, pur superficialmente e involontariamente, sicuramente disinteressatamente, mi avete regalato momenti piacevoli o cose a cui pensare.
Ho conosciuto poco persone che avrei voluto conoscere meglio: a voi chiedo scusa per non avervi dato più spazio.
Ho conosciuto poco persone che non mi attiravano: anche a voi chiedo scusa per non avervi dato più spazio.

Ho conosciuto persone convinte, in modo assolutamente errato, di avermi capito, di potermi dare consigli, di avermi capito meglio di quanto io abbia capito me stesso: a loro dico solo di dimenticarmi, perchè io dimenticherò loro e tutte le parole che hanno speso inutilmente.

BUENA VIDA Y SUERTE


27 agosto 2007

Buoni propositi (?)

La vita ci chiede solo di esser vissuta. Eppure questo sembra esser la cosa più difficile da realizzare.
Passiamo tanto tempo a fissare le cose, ad inchiodarle, a cementarle... a irrigidirle. Ci dà sicurezza, ci fa sentire forti.
Ma la vita è fluida, trova sempre il modo di entrare, e più ci siamo irrigiditi, più danni farà nel momento in cui entrarà.
Io non so ancora come reagire: se rinforzare le barricate oppure lasciarmi andare nei flutti.
E' probabile, come sempre, che la risposta corretta sia nel mezzo: lasciarmi andare ai flutti stringendo forte il timone; subirò tempeste e bonacce, ma potrò dire di aver davvero navigato; mi pentirò di aver scelto delle rotte, ma apprezzerò i posti nuovi che mi porterà a vedere; non mi lascerò andare al rimorso per le scelte prese, troppo perso nella scelta delle nuove vie; lascerò scorrere il sangue e crescere l'adrenalina e non rimarrò fermo solo in un porto sicuro.
Non voglio più timore... spero solo di non perdermi.

PS: è un buon proposito per l'anno a venire. Sono rimasto ai tempi della scuola, per me è Settembre l'inizio dell'anno
:-)

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,

Ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,

Chi non cambia la marea,

Chi non rischia e chi non cambia colore dei vestiti,

Chi non parla a chi non conosce.

Lentamente muore chi evita una passione,

Chi preferisce nero su bianco e i puntini sulle "i"

Piuttosto che una serie d'emozioni,

Proprio quelle che fanno brillare gli occhi,

Quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,

Quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,

Chi è infelice sul lavoro,

Chi non rischia la certezza per l'incertezza,

Per inseguire un sogno,

Chi non si permette almeno una volta nella vita

Di fuggire dai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,

Chi non legge e chi non ascolta musica,

Chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,

Chi non si lascia aiutare.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

Chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

Chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

Ricordandoci sempre che essere vivo

Richiede uno sforzo di gran lunga maggiore

Del semplice fatto di respirare.

( PABLO NERUDA )

23 agosto 2007

Lost in Translation


Ieri ho rivisto per la quinta volta Lost in Translation (ma l'ho visto in lingua originale, ee).

E' uno di quei film, come il Favoloso mondo di Amelie, che mi colpiscono; con delicatezza, ma mi colpiscono.
E' la storia di un ex attore e di una giovane laureata in filosofia che sono nello stesso albergo, a Tokio, per motivi differenti: lui rincorre un lavoro e una paga ma anche un poco di tregua da una vita familiare che non lo coinvolge più; lei segue un marito sempre assente e, soprattutto, troppo distante da lei.

Tokio, nella sua diversità, con i suoi ritmi frenetici, ha una forza straniante impressionante. I personaggi si trovano, così, soli, persi, insonni, e questa "solitudine in mezzo a molti" (rappresentata dall'hotel, posto dove si è circondati di gente, ma si è, in fondo, estranei a tutto) fa da cassa di risonanza ai loro problemi, costringendoli a dare ascolto al ritmo della loro anima.

Come due profughi, persi in loro stessi, soli in un mondo che non conoscono, si riconoscono come anime affini e si avvicinano: due mondi distanti, quasi opposti, che entrano a contatto e si trovano bene insieme.

Tutto è raccontato per immagini, i dialoghi sono ridotti all'osso.
Tutto è raccontato dai luoghi, dai suoni soffusi (come rimbomba, ogni volta, il sibilo delle porte dell'ascensore che si aprono e chiudono), dagli sguardi e dalle smorfie (Scarlett Johansson e Bill Murray sono fantastici).

Questo è un film dove vince il non detto, dove tutto è sfumato, eppure, per me, così evidente.
Forse ho passato momenti simili, momenti in cui ho cercato me stesso, e tanto.
Forse non è un film per tutti: se non ci entri in sintonia, probabilmente rimane criptico, lontano, incomprensibile.
Forse ognuno, in quei non detti, mette ciò che vuole, e questo da noia a molti.

In effetti, il film non racconta, ma evoca: un piccolo viaggio spirituale, con scene accennate come i sorrisi di Scarlett Johansonn o le smorfie di Bill Murray.
Un film lento, silenzioso, accennato, delicato, mai invadente: per questo dirompente.

Ci sono mille scene che mi sono rimaste impresse.

La scena in cui si parlano, con aria noncurante ma profonda curiosità, spiega tutto un mondo: si può vedere la scena qui (eccone una traduzione sommaria: "Sai mantenere un segreto? Sto organizzando un'evasione, e sto cercando un complice. Prima dobbiamo scappare da questo bar, poi dall'hotel, poi dalla città, poi dal questo paese: ci stai o no?" "Ci sto, vado a preparare le mie cose" "Io aspetto al bar, bevo per prendere coraggio").

La scena in cui si addormentano insieme, sconfiggendo con la compagnia i fantasmi che li agitano , riuscendo finalmente a dormire, in cui l'unico punto di contatto sono i piedi di lei e la mano di lui, esalta un'affinità mentale che non si perderà nel rapporto fisico.

Le mille scene di Bill Murray con la sua aria ironica sul volto quando si confronta con un mondo così diverso e così lontano da lui (la scena della doccia, troppo bassa per lui; la scena della discussione con il regista, che parla per ore per esprimere pochissimi concetti; quella in cui, in ascensore, supera tutti di almeno un palmo; la scena della prostituta che vuole che lui gli "stlappi" le calze; la scena in cui parla in inglese ad un giapponese che prova a parlargli in francese) e le mille scene di Scarlett Johansson persa per la città (una su tutte, la scena della metropolitana) rendono l'idea della loro difficolta di comunicazione e di relazione, sono il simbolo del momento che si trovano a passare, quel sentirsi avulsi, staccati da tutto ciò che li circonda, fuori luogo, fuori tempo, fuori fuoco.

La scena del pranzo dopo che Bill Murray ha un rapporto con la cantante del piano bar, esprime, senza mai una parola detta ad alta voce o fuori posto, la tensione che c'è tra loro, tra la "gelosia" della Johansonn e l'imbarazzo di Murray.

La scena dell'imbarazzo tra di loro, in ascensore, l'ultima sera, scena che, senza dire una parola, mostra come lei desideri più attenzioni e come lui, seppur a malincuore, non voglia "sfruttare" la situazione.

Su tutte, poi, l'ultima scena, quel bisbiglio indistinguibile ma così chiaro, che chiude con estrema delicatezza tutta una storia.

E' un film che consiglio vivamente a tutti, ben sapendo che o lo ameranno e mi ringrazieranno, oppure lo odieranno e mi prenderanno, una volta in più, per pazzo.

22 agosto 2007

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La Corsica

E così, la settimana è passata piacevolmente e tranquillamente, tra sole, mare, cibo, birra e chiacchiere.

Ma cosa consiglierei di questo viaggio alle altre persone?

Innanzitutto, comincio con il dire alcune cose.

Prima di tutto, Ile Rousse è molto carina e curata, ma nello stesso tempo non è una città snob come può essere S. Florent nè confusionaria come Porto Vecchio.
I locali chiudono a mezzanotte, mezzanotte e mezza al massimo. Le persone non escono di casa vestite come se dovessero andare a sfilate di moda. Ci sono molte famiglie e, soprattutto, ci sono molti bambini. Io non so se in Francia hanno politiche della famiglia più valide rispetto a noi, oppure se Ile Rousse è meta di famiglie benestanti, so solo che lì ogni nucleo aveva con sè almeno due bambini!
Detto tutto questo, sconsiglio questo posto a chi cerca balli sfrenati o feste sulla spiaggia, lo sconsiglio anche ai modaioli, mentre è perfetto per chi cerca posti più tranquilli che non si fanno mancare nulla (locali, ristoranti, servizi).

Importante è, poi, l'accoglienza riservata ai cani. Qui sono davvero i migliori amici dell'uomo, godono di molti "diritti": possono entrare nelle spiagge senza limitazioni di sorta; nelle case e nei campeggi sono accettati; spesso, fuori dai locali, si trovano dei TouTou Bar, con le ciotole per l'acqua, oppure nei ristoranti vi portano subito una ciotola per il cane e poi vi chiedono cosa volete da mangiare. Un vero paradiso per i cinofili.
Consiglio molto la Corsica a chi ha un cane e vuole andare in vacanza, la sconsiglio, ovviamente, a chi ne ha fobia.
Ulteriore consiglio, la Corsica Ferries obbliga il proprietario a far viaggiare il cane in celle separate dalle persone, mentre la Moby, che parte da Livorno, lascia tranquillamente la libertà di portarlo con sè. Prima di partire, però, il cane va vaccinato per filaria e rabbia.

Per quanto riguarda il mangiare, i ristoranti di Ile Rousse sono curati, spesso molto carini (come quelli sulla spiaggia, davvero "pittoreschi"). Ma, generalmente, sono molto costosi e la qualità del cibo non è incredibile. Conviene spostarsi sulle colline intorno, magari unendo la cena ad una passeggiata sulla Balagne, la via degli artisti, sulle colline che sovrastano la costa tra Ile Rousse e Calvi.
In particolare, mi sento di consigliare "I Scalini", a S. Antonino (ci sono delle foto del posto nello slider).
Un ristorante costruito all'interno di una casa di 3 piani, sovrastata da una terrazza con vista a 360 gradi, arredata con gusto arabeggiante, drappi colorati, cuscini colorati, tende colorate. Ci si possono mangiare buonissime insalate e altri piatti sfiziosi, ed il prezzo è contenuto. Due soli problemi: il primo, che chiudono la cucina un pò presto, conviene prenotare e non presentarsi mai tardi; il secondo, che il posto più bello è la terrazza con la vista a 360 gradi, ma nelle giornate ventose (e in Corsica il vento forte non è una rarità, spazzata come è da tramontana, maestrale o libeccio, a rotazione) viene chiusa.
S. Antonino è molto carina, con una vista splendida su tutta una vallata che scende sino al mare e, intorno, le brulle colline corse che creano un paesaggio da far west: dopo il pasto una passeggiata è d'obbligo.

Per uno spuntino, invece, mi sento di consigliare "A Casa Corsa", che è nella piazza centrale di Ile Rousse: ci si preparano taglieri di formaggi e salumi, oltre a insalatone. Consiglio di farci un aperitivo-cena, e di bagnare tutto con della buona birra Pietra alla spina (vedere sotto).

Parlando di cucina più in generale, non credo che il pesce possa essere considerato il loro piatto forte. La carne e gli insaccati, invece, soprattutto di cinghiale, li consiglio vivamente.
I formaggi sono assolutamente da provare, soprattutto a fine pasto e accompagnati da confettura di fichi, davvero un dessert "da paura".
La verdura è molto buona.
Le birre locali, poi, sono da provare. La Pietra ci ha colpito molto: scura, aromatizzata alla castagna, a bassa fermentazione: grandiosa! In bottiglia, però, non rende come alla spina, deve esser provata assolutamente alla spina. La Serena e la Colomba, invece, son buone, da provare, ma non mi hanno colpito particolarmente (ed è difficile trovarle alla spina).
Anche il vino locale non è male, soprattutto il rosè (so che questo farà storcere il naso a molti intenditori).

Infine, un consiglio per chi ama il jazz. A Ile Rousse, esiste un locale che in Agosto, praticamente una sera si ed una no, ospita un complesso di jazz/swing davvero bravo. Soprattutto, il 14 Agosto sera, ogni anno, questo locale di via Graziani, di cui - purtroppo - non ricordo il nome, è pieno zeppo di gente che corre ad ascoltarli (consiglio, sempre, di prenotare).

Per la lingua, infine, non vi preoccupate: il Corso sembra italiano con la U in ogni dove, ci si capisce sempre :-) (da vedere, ad esempio, questa descrizione di S. Florent e la pagina wikipedia corsa associata, grandiosa!)

PS: Ho aggiunto le altre foto nello slider in alto, passateci sopra con il mouse per vedere la caption

20 agosto 2007

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THE END


Eccomi qui di ritorno.
Queste brevi vacanze sono terminate ma mi lasciano un bel ricordo dentro.
Ero partito con molti timori, soprattutto perchè non amo a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e partire la settimana di ferragosto - l'associo sempre a lunghe file, casino in giro, confusione poco piacevole, folla fastidiosa.
La settimana, invece, è scivolata via piacevolmente, tra mare, birra, cibo, chiacchiere, casino accettabile e allegro.
La Corsica mi ha stupito piacevolmente: è rimasta ancora un posto naturale, non invaso dalle persone e dalle strutture alberghiere, ma nello stesso tempo si è evoluta, dotandosi di strade curate e ben asfaltate, di bei locali, di buoni servizi.
O meglio, la parte della Corsica dove sono stato io (la parte nord ovest). So, infatti, che la parte sud-est è diventata, oramai, una propaggine della Sardegna e ne sta assumendo tutti i peggiori difetti.

Insomma, una vacanza piacevole e piena di sorprese e di buona compagnia.

La Corsica, poi, ci ha offerto un mare davvero splendido, ma anche posti in collina belli ed accoglienti, per poi finire anche in montagna, con un lago a 1711 metri d'altezza e gente che dava la scalata alle cime più alte, che mi sembra arrivino ai 2000 metri.

Andiamo con ordine. Innanzitutto, il viaggio.
La nostra meta era Ile Rousse, Isola Rossa, a nord-ovest della Corsica. Il traghetto ci portava a Bastia ed arrivava all'1.30 di notte! Un'orario che mi impressionava, soprattutto perchè credevo di dover fare una serie di strade con curve strettissime a strapiombo sul mare. Fortunatamente, però, a Ile Rousse c'era una persona, Sanni - colei che ci ha trovato casa, ospitato prima che ci dessero la casa e dato indicazioni vitali e interessanti per stare in Corsica - ci ha indicato una strada che si è rivelata assolutamente piacevole da percorrere. Oddio, buia e piena di curve anch'essa, ma più larga, non a strapiombo sul mare e, soprattutto, ben curata.

La nostra casa, bella e curata, con un grande terrazzo, era in un residence poco fuori di Ile Rousse.
Inoltre, da lì si potevano fare un sacco di "escursioni": siamo andati a Calvi, la città di "nascita" di Cristoforo Colombo, a S. Florent, e ci siamo inoltrati fino a Corte (saremmo dovuti arrivare ad Ajaccio, ma poi non se n'è fatto più nulla), salendo anche fino a 1711 metri di altezza, nella riserva della Restonica, con fiume e laghi di montagna.
Abbiamo fatto, poi, il giro della Balagne, la strada degli artisti, con piccoli paesi stile Calcata arrampicati sui monti tra Ile Rousse e Calvi con viste mozzafiato sulla valle e sul mare da una parte, e sui monti desertici dall'altra.

Non abbiamo girato molte spiagge: siamo stati a quella di Ile Rousse, poi a Lozari, Algajola, Bodri.

Purtroppo non ho il tempo di descrivere di più, per ora. Mi rifarò con i prossimi post.

Le foto che ho inserito qui sono prese da Ile Rousse, Calvi e dalla Balagne, soprattutto il paese di Pigna.

10 agosto 2007

BUONE VACANZE

Ho il cervello stanco, le idee incagliate, un bel pò di pensieri che mi ronzano in testa.

Un giorno parlerò anche di questi pensieri, ma non oggi... non oggi.

Non amo andare in vacanza a ferragosto, ma devo dire che quest'anno me le merito proprio. Per alcuni eventi di cui, forse, un giorno parlerò, non avrò ferie a disposizione fino alla fine del 2007.
Questi giorni, quindi, mi merito di distrarmi un pochino. Ce ne andiamo in Corsica, un posto che mi attira molto, nonostante sia di mare: me la ricordo non affollatissima, ancora con un aspetto selvaggio, ricca di cose da vedere, di odori da sentire... e ovviamente, di piatti da mangiare.
Spero sia ancora così, anche se sono passati una ventina di anni da quando venni in questo enorme piede sinistro traversato da quattro strade in croce, e quindi immagino che "qualcosina" sia cambiata.

Unica nota negativa è arrivarci, in Corsica! Avendo organizzato tutto all'ultimo momento, abbiamo trovato solo un traghetto questa sera alle 20.30 da Livorno.
Arriveremo a Bastia all'una di notte, e dovrò guidare su simpatiche strade di montagna per un paio di ore. Spero inventino presto il teletrasporto.

08 agosto 2007

Berlino: la libertà

Berlino ha una storia difficile e travagliata.
Lo puoi evincere da qualsiasi cosa, intorno a te, mentre vaghi per le strade della città. Ovunque ci sono segni di recenti e recentissime distruzioni, di architetture e di anime.
Magari giri per il centro e dove meno te lo aspetti trovi un cartello, delle croci, un monumento a ricordare le migliaia di vittime dell'olocausto, della Gestapo, della Stasi, o pezzi di muro a ricordarti che qui, da un giorno all'altro, alle persone è stato vietato di muoversi liberamente, di pensare, di ragionare.
Dal nazismo al comunismo, questa città ha conosciuto il peggio di tutti gli estremismi, di destra e sinistra.
La Gestapo bruciava libri, traviava anime, uccideva persone.
La Stasi controllava tutto e tutti, addirittura teneva sottovuoto pezzi di tessuto passati sull'inguine delle persone considerate "pericolose", in modo di poter sguinzagliare, in caso di necessità, cani famosi per le loro capacità olfattive.
Le metropolitane, costruite precedentemente alla costruzione del muro, passavano attraverso le stazioni di Berlino Est chiuse e sigillate. Famiglie erano state divise, spezzate. Vite erano state "eliminate" solo perchè volevano poter semplicemente andar via dalla loro città. Chi si avvicinava al muro, veniva ucciso e lasciato lì, come monito.

Forse è per questi ricordi così vicini nel tempo che l'aria che si respira è totalmente differente.

A Berlino, complice anche quel senso di "distanza" che i Berlinesi sembrano assumere, tutto sembra studiato per non farti sentire mai oppresso o limitato.

Nelle metropolitane, ad esempio, puoi girare tranquillamente, non esistono barriere. Volendo potresti anche non fare mai il biglietto e girare tranquillamente da una metro all'altra, ma ovviamente nessuno ci pensa o ne sente la necessità; in ogni caso sono in giro molti controllori, sembra (noi ne abbiamo incontrati solo il primo giorno, sulla metro che ci portava dall'aeroporto al centro).
La polizia è sempre presente, ma non in maniera oppressiva: è una presenza costante e tutti la temono (sembra siano di una inflessibilità totale e anche abbastanza "rudi") ma non impone quasi mai la sua presenza.
Le persone raramente ti importunano e lo posso affermare non solo perchè a noi non è capitato mai (anche gli ubriachi al massimo ti chiedevano l'ora) ma anche perchè ho visto tantissime ragazze, anziane, giovani, giovanissime, girare da sole a qualsiasi ora, anche tardi la notte, e trovo che questo sia una cartina tornasole ovvia di una città che, con le dovute eccezioni, si sente comunque sicura.

Il "distacco" dei Berlinesi, inoltre, si traduce in una forte tolleranza: ci sono delle regole, sinchè le rispetti, il resto fa parte del tuo mondo e io non lo vengo a criticare. Ovunque ci sono persone vestite in modi assurdi, che girano a testa alta per la città e non vedi la gente che se ne allontana, o si gira con risolini di scherno. Anzi, devo dire che sono stato io a sentirmi in imbarazzo accorgendomi di essere probabilmente l'unico a notare atteggiamenti o vestiario "strano".
La tolleranza è anche nei "costumi": vi è una comunità gay numerosissima, le prostitute sono libere professioniste, i locali anche più trasgressivi sono semplicemente accettati.

Un altro elemento che ti fa sentire libero e sicuro è lo spazio. Come ho già accennato, raramente il tuo spazio vitale viene fisicamente invaso. Raramente vi è folla, raramente la gente ti sbatte addosso o ti spinge o ti costringe a disordinate file e corse al primo posto. Da quel poco che ho visto, i Berlinesi sembrano godere di uno spazio "pro-capite" enorme, quasi impensabile per noi che veniamo da Roma. Ogni quartiere ha spazi verdi e punti di ritrovo, e spesso sono dotati di parchi per bambini e anche di campi da ping pong, assolutamente gratuiti.

Insomma, una città dove le barriere - fisiche, visive e "comportamentali" - sembrano davvero esser state abbattute, almeno ad un occhio vacanziero e non troppo informato quale poteva essere il nostro.

06 agosto 2007

Berlino: il silenzio

Le conclusioni su Berlino, su cosa mi ha lasciato addosso sono innumerevoli... ma non parlerò di tutto quello che mi ero ripromesso, altrimenti passerei il tempo futuro a parlare solo di questo viaggio!


Parlerò, quindi, solo delle cose che mi sono rimaste più impresse.
La prima cosa è il silenzio.
Oddio, non che sia una città davvero silenziosa, ma in confronto a Roma sembra di essere in una città vuota.
E' rarissimo sentire urlare la gente, è rarissimo sentire macchine suonare il clacson, è ancora più raro incontrare coatti con lo stereo a palla.
In generale, un berlinese mi ha detto che, se senti confusione, è molto probabile che vicino a te ci siano spagnoli o italiani.

Devo dire che, all'inizio, tutto questo silenzio mi dava leggermente fastidio: già non vi era mai caos intorno a me, poi neanche rumore... e che siamo, in una città fantasma?
Poi mi sono reso conto che questa dovrebbe essere la realtà di tutti i giorni: una città viva, movimentata, ma rispettosa dello spazio altrui (spazio vitale, fisico e sonoro).

Ci sono molti fattori che, a ben vedere, portano al raggiungimento di questo rispetto sonoro: l'efficienza dei mezzi di trasporto, l'assenza di traffico caotico, un innato rispetto per gli altri che si mischia al disindeteresse verso l'altro ed alla difesa del proprio mondo personale.

Il primo punto potrebbe fuorviare, ma è fortemente legato ad un mondo "silenzioso". Inoltre mi permette di fare una digressione sui trasporti.

I trasporti a Berlino sono efficientissimi. Ci sono 12 linee di metropolitana, che coprono praticamente ogni angolo della città (almeno del centro, in cui ci siamo mossi noi). A fronte di una spesa abbastanza alta (2,1€ al viaggio - puoi prendere metro e autobus, dura 60 minuti ma puoi prenderlo in una sola direzione! questa è una piccola follia, ma se nei sessanta minuti devi tornare indietro con lo stesso bus che avevi appena preso, devi ripagare!- oppure 6,1 il giornaliero) il servizio è ottimo.
Durante il giorno le metro passano ogni 3-5 minuti, la sera ogni 10. E' aperta fino a mezzanotte, ma il venerdi e il sabato fino alle 3 (ed il biglietto giornaliero rimane valido sino a chiusura). Sia per gli autobus che per le metro, cartelloni indicano l'orario di passaggio e il tempo di attesa, rispettati sempre. Non ho mai visto confusione, ho quasi sempre trovato da sedere e sono sempre arrivato ovunque mi servisse di arrivare. Sulle metro, inoltre, si può salire con biciclette e passeggini, che hanno spazi appositi all'interno di alcuni vagoni (di solito i primi e gli ultimi). Insomma, una pacchia. E non lo dico tanto per dire: io i mezzi, a Roma, li uso tutti i giorni, e purtroppo ne conosco pregi e difetti. Come era quella battuta? I trasporti pubblici li chiamiamo "mezzi" perchè sono la metà di quelli che servirebbero!

NOTA: ho scansito la mappa delle metro di Berlino, mappa che, in ogni caso, troverete gratuita sia all'aereoporto, al vostro arrivo, sia all'interno degli alberghi. Cliccando sull'immagine inserita in questo post, potete scaricarla ed avere un'idea di quanto sia capillare la presenza delle metropolitane. I biglietti sono divisi per zone (zona A-B, zona B-C). A noi sono bastati biglietti per le zone A-B, che coprono tutto il centro ed anche l'aeroporto di Schonefeld.

Come entra questo con il discorso del silenzio? Bè, c'entra perchè parte delle più forti sollecitazioni "sonore" che mi schiantano a Roma derivano proprio dagli spostamenti. Io non amo usare mp3 player o walkman, ma leggo semplicemente il giornale. Mentre vado a lavoro assorbo, tra traffico e confusione nei mezzi, una quantità di rumori mostruosa e quando arrivo in ufficio le orecchie mi ronzano per un poco. A Berlino, non ho mai "subito" una simile confusione. Le persone parlano tra di loro a bassa voce (e, incredibile, riescono a sentirsi!), i messaggi dello speaker si sentono senza dovere abbracciare le casse della diffusione.
Insomma, gli spostamenti erano un momento di relax e di chiacchiere, non una battaglia.

Poi il traffico. Non ho mai visto un ingorgo con gente impazzita attaccata al clacson e urla disumane degli uomini inscatolati. Non che siano dei santi, certo, ma anche questa fonte di confusione possiamo eliminarla dalla lista di quelle che a Roma ci assillano. Avete mai sostano per più di dieci minuti su via Appia, ad esempio? Io credo che potrei impazzire ad abitare lì!

Infine, il rispetto ed il disinteresse. Mediamente, ci siamo imbattuti in persone che ci hanno, letteralmente, ignorato per la maggior parte del tempo. Purtroppo, spesso questo accadeva anche con i camerieri, i baristi e altre persone che ci avrebbero dovuto ascoltare per "lavoro"... mediamente, insomma, c'è un'aria distaccata e disinteressata alle necessità dell'"altro".
A ben vedere, però, a me è sembrata più una chiusura "difensiva".
Noi siamo abituati a scene del tipo: ragazzo in macchina con stereo a palla, mentre urla al telefonino (bè, lo stereo è a palla, il traffico crea ancora più rumore, come pretendiamo che non urli al telefono?) e ci informa, fondamentalmente, di tutti i suoi pensieri!
Bè, difficile che questo accada a Berlino, almeno per nostra esperienza. Le persone parlano tra di loro con voce bassa, aiutati ovviamente anche dall'assenza di rumori assordanti tutt'intorno. Difendono molto la loro privacy e non spiattellano il loro mondo in faccia agli altri. Non ti filano, ma quando riesci ad attirare la loro attenzione, di solito si mostrano interessati e disponibili.

Ovviamente, la nostra visione è limitata, da turisti che sono stati a Berlino solo pochi giorni. Ad esempio, non siamo stati nelle discoteche: dubito che lì si possa chiacchierare con calma come nei posti che abbiamo frequentato noi.
In generale, però, anche i rumori, le voci, la confusione avevano lì un'aria "ordinata": se i rumori fossero immagini, i rumori di Berlino sarebbero un quadro di un pittore, mentre quelli di Roma sarebbero i disegni di un bimbo piccolissimo, che traccia linee a caso con i suoi pennarelli colorati.

03 agosto 2007

Berlino: la partenza


Alla fine è arrivata l'ora di partire. Purtroppo partiamo a metà pomeriggio, quindi ci rimane solo la mattinata per fare qualcosa.

Ci alziamo con calma, facciamo le borse, paghiamo i nostri 172 euro (totali in due per tre notti, onestissimo). Lasciamo le borse in albergo per utilità e usciamo. Facciamo anche oggi il nostro biglietto giornaliero e ci "lanciamo" verso Charlottenburg. Programma della giornata: una bella colazione e poi un giro per i negozi.

Per la colazione scegliamo lo Schwarzes Cafè, in Kantstrasse: lo scegliamo sia perchè vicino alla via Tauentzienstrasse e a Kurfurstendamm, dove sono i centri commerciali e il KaDeWe, sia perchè ce ne hanno parlato bene.
In effetti, i posto è carino e la colazione è buona (anche se, come al solito, è più un pranzo che una colazione). Ci siamo accomodati nel giardinetto, anche se oggi è piuttosto fresco.

Dopo una bella colazione, ce ne siamo andati in giro per queste vie, piene di negozi in saldi.
La cosa strana è che, entrando in un negozio, potresti scoprire che, in realtà, esso fa parte di un centro commerciale costruito all'interno del palazzo che lo ospita e quindi perderti in 4, 5, 6 piani di scaffali e oggetti.
Che mi ricordi, tra i tanti negozi notevoli ci sono i mega negozi di Nike e Adidas, due centri commerciali senza nome e soprattutto il KaDeWe.
Il Kaufhaus des Westens è il centro commerciale più grande d'Europa dopo Harrods di Londra.
E, come Harrods, passare al piano dedicato al cibo è assolutamente un obbligo. Ci sono delle cose incredibili, tanto che le guide dicono che, se un cibo non è nel KaDeWe, probabilmente non esiste!
Inoltre, il KaDeWe, nel suo settimo piano, ospita dei bar che si affacciano su Berlino: mangiare o bere qualcosa vedendo Berlino ovest dall'alto è davvero piacevole.

Ci mangiamo un bel Currywurst e ci impicciamo un poco di tutti i prodotti che vendono in questo posto enorme, approfittiamo del loro bagno, compro il nuovo libro del maghetto occhialuto e oramai il tempo a disposizione è terminato.
Salta la visita al Charlottenburg Schloss e rimane solo il tempo di prendere i bagagli alla'lbergo e di andare all'aeroporto.

Durante il viaggio verso l'aeroporto (un'oretta tra metro e autobus), il tempo peggiora ed inizia una pioggerellina fredda che rende ancora più malinconica la partenza.

Il pensiero di tornare alla caotica e calda Roma (ci sono stati 40 gradi mentre noi eravamo fuori!) ci innervosisce, e tutto è reso ancora più difficile dall'ora e mezza di ritardo dell'aereo.
Parlando con una ragazza dello staff dell'aeroporto, scopro che i ritardi della EasyJet non sono una novità, ma la regola. Accumulano ritardo in ogni viaggio e quindi, pomeriggio e sera, non è una rarità dover aspettare per partire. Aspettare all'aereoporto di Schonefeld è ancora meno interessante che altrove, perchè è davvero minuscolo.
Ho notato una cosa, però. Quando venni per i mondiali, non esistevano check-in con personale umano, vi erano solo le macchinette elettroniche. Ebbene, delle macchinette non c'è più l'ombra! Siamo davvero mediamente così di coccio da averli spinti a tornare indietro nella strada della tecnologia? Credo di si, in effetti...

Il resto del ritorno, ormai, non offre nessun altro spunto di interesse.

01 agosto 2007

Berlino: terzo giorno


Ci alziamo decisi a cercare a tutti i costi di fare una colazione "normale": la colazione-pranzo del giorno prima ancora ha i suoi effetti. E poi oggi è di nuovo bella giornata, non vale la pena stare troppo chiusi in un locale.
Facciamo i nostri biglietti giornalieri e andiamo al Kreuzberg, alla ricerca di Kuchen Kaiser, un ristorante il cui nome tradotto è "L'Imperatore dei dolci", vicino ad Oranienstrasse, dove speriamo di poter fare una colazione senza fagioli, wustel e altro.
Purtroppo il nostro desiderio rimane tale: Kuchen Kaiser fa la colazione come tutti gli altri locali, con roba pesantissima, e prepara i dolci solo la sera.
(Ecco il giro a piedi che faremo nella mattinata)


Un poco delusi, giriamo per Oranienstrasse alla ricerca di qualcosa. Noto tre cose:
  1. sono quasi tutti arabi e la cosa mi mette un poco di tensione: forse c'è un poco di razzismo latente, in me
  2. quasi tutti i locali mettono a disposizione delle riviste, e molta gente entra, si prende la sua bella colazione e si legge qualcosa: è bello da vedere, persone che vanno nei locali anche sole, a leggere e a curare un poco se stesse. Ogni volta che vado all'estero questa cosa mi attira, ma, sono sincero, appena torno a Roma l'idea di buttarmi solo con un libro in un locale o in un pub non mi sfiora nemmeno
  3. il film "il Caimano" è stato tradotto in "L'Italiano": è così che ci vedono all'estero, faccendieri e intrallazzatori.
Non troviamo nulla che ci attiri (c'era un negozio arabo con una mega griglia che ti cucinava carne su richiesta, ma non ce la potevamo proprio fare alle 11 di mattina!): prendiamo un dolce in una panetteria e ci incamminiamo lungo Oranienstrasse alla volta di Check Point Charlie. Camminando, notiamo Berlino cambiarci intorno, segno ancora palese di una divisione rimasta impressa nell'architettura. I palazzi bassi e lineari di Oranienstrasse diventano, andando verso ovest, piano piano più moderni, addolciti nelle curve, alti, ricchi di vetrate.
All'incrocio tra Oranienstrasse e Lindenstrasse, un bar che sembra un bar si è "apparecchiato" sulla strada con sdraio e tavolini: ha l'aria invitante, ma oramai abbiamo mangiato e tiriamo dritti.

Arriviamo al CheckPoint Charlie, uno dei simboli della guerra fredda. In se e per se il Check Point Charlie, con i finti militari lì pronti per le foto, è quasi ridicolo. Ma tutt'intorno, con avanzi del muro pieni di foto e di articoli degli anni 60, l'aria che si respira rende l'idea di cosa debbono aver passato i Berlinesi in quel periodo.
Soprattutto una foto dei carri armati russi ed americani che si fronteggiano proprio in quel punto, nell'Ottobre '61, indecisi, nervosi, stressati, rende l'idea di che maledetto periodo deve essere stato. Soldati a pochi metri gli uni dagli altri, si guardano negli occhi pronti a sparare per primi al minimo cenno.

So che il museo del CheckPoint Charlie è molto interessante, ma io mi sono messo in mente di trovare una parte con dei resti del muro, che so essere particolarmente bella.
Chiedo in un bar e mi viene indicato un posto poco distante.
Purtroppo non è quello che cerco io: il posto che cercavo, come ho scoperto, purtroppo, solo al ritorno a Roma, viene oggi chiamato East Side Gallery ed è in Mühlenstrasse, da tutt'altra parte rispetto a dove siamo ora (sono resti del muro della parte est di Berlino Est) e da questo sito ho scoperto che mi sono perso davvero una grande cosa, l'arte che vince sull'oscurantismo.

I resti del muro che abbiamo davanti, pur non essendo quello che cercavo, sono comunque interessanti. Sorgono sopra le fondamenta di quello che era il palazzo della Gestapo e ospitano una esposizione permanente di foto e documenti che cercano di spiegare cosa era la Gestapo, cosa faceva alle persone. Purtroppo tutto è in tedesco, possiamo solo vedere le foto. L'esposizione si chiama Topografia del Terrore ed è in Zimmerstrasse.
Davanti c'è uno spiazzo dove mongolfiera, a pagamento, ti porta in alto per vedere la zona da una posizione assai "vantaggiosa" :-)

Sono oramai le 2 e decidiamo di vedere i parchi che il giorno prima, causa pioggia, non avevamo potuto visitare.
Proseguiamo per Potsdamer Platz e poi prendiamo la metro fino allo Zoo dove, sotto alla Kaiser-Wilhelm Gedachtniskirke, prendiamo il duecento per due fermate, fino all'incrocio tra Budapester Strasse e Corneliusstrasse. Questa viuzza si butta nel parco, proprio costeggiando le mura dell'ultima appendice dello zoo. Arriviamo alla riva del Neuen See, e ci sediamo al Café am Neuen See, un biertgarten molto carino, dove mangiamo pollo arrosto, patate e beviamo una grandiosa birra. Rifocillati, contenti, riposati, ci godiamo un poco di tempo insieme, soli soletti, con una barca a remi sul laghetto: uno spettacolo.
Restituiamo la barca e passeggiamo un poco nel parco: ci sono tantissime persone in bici, a prendere il sole, e anche una lepre selvatica esce dal boschetto per "salutare" e scappa di nuovo.

Tornando alla metro, passiamo la KaDeWe e per la via dei negozi, di cui parlerò più avanti.
Torniamo all'albergo e ci prepariamo per uscire nuovamente.
Anche in questo caso la sera, per noi che non siamo frequentatori di locali che tirano fino a tardi, non riserva particolari e spettacolari eventi.
Torniamo a "GnegnaStrasse" e andiamo al Sesam, per un poco di shawarma e affini. Alla musica di musicanti di strada, due nostri vicini di tavolo ci regalano uno spettacolino di tango.
Si ripete uguale la scena del giorno precedente: i locali, in questa zona "povera" della città, sono piccolini e non particolarmente curati, il menù è solo in tedesco e il ristoratore non parla una parola di inglese! Qui, però, la scelta del piatto è semplice, non sbaglio: buono ed economico.

Poi andiamo al Tacheles, in Oranienburger strasse, palazzo "sgarrupato" occupato da artisti davvero particolari. Non ho potuto fare molte foto, ma all'ultimo piano c'era un pittore che faceva quadri di dimensioni 3x5 metri spettacolari, pienissimi di particolari, un poco come erano i fumetti di Andrea Pazienza (lo stile diverso, ovvio, ma lo stesso modo di disegnare fitto fitto in ogni centimentro di spazio).
Al terzo piano c'è un pub tutto di luci rosse, spettacolare.
E al piano terra ci sono pub all'aperto che crescono su finte spiagge. Sentiamo un poco di musica dal vivo e poi scappiamo a dormire: anche oggi siamo cotti.