Internet e l'aborigeno

12 agosto 2008

Letture sotto il sole


Sto ancora cercando il tempo per rendere conto del viaggio a Londra ed in Salento, ma il tempo è la nuova misurazione della ricchezza ed io non sono mai stato ricco.

Ne approfitto per fare riferimento ad un libro leggero ma non banale, assurdo ma non troppo, geniale ma a volte terra-terra.

Secondo della "trilogia di cinque libri" di Douglas Adams, mi è piaciuto più del suo "antenato" "Guida galattica per autostoppisti".
Ironico, profondamente leggero, seriamente demenziale, dissacratore... mi calza a pennello in questa fase della mia vita.

Ecco due estratti, ma si dovrebbe trarne una citazione ogni tre pagine.



[...]
In quella arrivò il cameriere.
- Volete vedere il menù - disse - o preferite conoscere il piatto del giorno?
- Conoscere? - disse Arthur.
[...]
Un grande animale del genere bovino si avvicinò al tavolo di Zaphod Beeblebrox. Era grosso, con occhi acquosi, piccole corna e sulle labbra qualcosa che poteva somigliare ad un sorriso accattivante.
- Buonasera - disse, accovacciandosi in terra. - Io sono il principale piatto del giorno. Vi sono parti del mio corpo che vi interessano particolarmente? - borbottò e farfugliò qualcosa tra sé, si mise in una posizione più comoda e osservò Beeblebrox e gli altri con aria tranquilla.
Arthur e Trillian fissarono l'animale stupefatti. Ford Prefect scrollò le spalle, Zaphod Beeblebrox invece lo scrutò famelico, con l'acquolina in bocca.
- Forse preferite un pezzo di spalla? - disse la bestia. - un bel brasato al vino bianco?
- Ehm, un pezzo della vostra spalla? - disse Arthur inorridito.
- Ma certo, signore - rispose felice l'animale. - Non posso certo offrire la carne di un altro.
Zaphod scattò in piedi e cominciò a palpare con l'aria di apprezzamento la spalla del piatto del giorno.
- Ma anche il posteriore è ottimo - mormorò la bestia. - Ho fatto ginnastica e mangiato un mucchio di cereali, perciò c'è tanta buona carne, qua dietro. - Emise un lieve grugnito, bofonchiò qualcosa tra sé, ruminò un pò, poi riprese il discorso.
- O preferite lo stufato al brasato? - chiese.
- Vuoi dire che questo animale vuole veramente che lo mangiamo? - disse Trillian, rivolta a Ford.
- Io? Io non voglio dire proprio niente - replicò Ford, con sguardo vitreo.
- Ma è orribile! - esclamò Arthur. - E' la cosa più abominevole che mi sia mai toccato sentire.
- Che cosa non va, terrestre? - chiese Zaphod, esaminando l'enorme deretano dell'animale.
- Che non voglio mangiare una bestia che mi sta davanti agli occhi viva e che mi invita a mangiarla - disse Arthur. - E' disumano.
- E' sempre meglio che mangiare un animale che non vuole essere mangiato. - disse Zaphod.
- Non è questo il punto - protestò Arthur. Poi ci pensò un attimo e disse: - E va bé, forse è proprio questo il punto, ma adesso non ho nessuna voglia di pensarci. Perciò mi limiterò a ... ehm... mangiare un piatto di insalata.
- Posso esortarvi a prendere in considerazione il mio fegato? - disse la bestia. - A quest'ora dovrebbe essere tenerissimo e molto nutriente, perchè sono mesi che mi sottopongo a una dieta abbondante e ipervitaminica.
- Un piatto di insalata - disse Arthur, con enfasi.
- Un piatto di insalata? - grugnì l'animale, rivolgendo ad Arthur un'occhiata di rimprovero.
- Non vorresti mica dirmi per caso che faccio male a prendere un insalata? - disse Arthur?
- Bè - disse l'animale - conosco molte piante d'insalata che non esiterebbero a rispondervi di si. Ed è proprio per questo che alla fine, per porre un rimedio al problema, si è deciso di allevare un animale che volesse veramente essere mangiato e fosse in grado di dirlo chiaramente, senza mezzi termini. Ed eccomi qua, infatti.
- Senti, - disse Zaphod - vogliamo mangiare, non filosofare, Quattro bistecche di prima qualità.
L'animale si alzò faticosamente in piedi, con un lieve grugnito soddisfatto.
- Un'ottima scelta, signore, se mi consente. Vado subito a spararmi.
Si girò e strizzò l'occhio ad Arthur con aria amichevole.
- Non preoccupatevi, signore - disse. - Sarò molto umano con me stesso.



- Mi chiedo in ogni modo di chi sia questa nave - disse Arthur.
- E' mia - disse Zaphod.
- No, intendevo il proprietario vero.
- Ma sono io - insistette Zaphod. - Senti, la proprietà è un furto, no? Ne consegue che il furto è proprietà. Perciò questa nave è mia, chiaro.
- Dillo alla nave - segguerì Arthur.

04 agosto 2008

La verità svelata... e di nuovo coperta

Quando un gesto riesce a spiegare una realtà meglio di mille parole.

A Palazzo Chigi si è scelto di eseguire le conferenze stampa in una sala con alle spalle il quadro "La verità svelata dal Tempo". In questo quadro, però, la Verità mostra con semplicità il suo capezzolo (d'altronde è stata svelata, no?).

Oibhò, cosa penseranno tutti i telespettatori vedendo il capo del governo parlare con un capezzolo in primo piano dietro il capoccione a fatica coperto da capelli tirati da tutte le parti?
E poi cosa è tutta questa verità svelata? La verità non è cosa da mostrare in televisione!
Ed ecco che, magicamente, la Verità è stata ricoperta, smussata, mascherata, trasformata in qualcosa che possa essere più facilmente digerita ed accettata.
Il seno è stato coperto con due pennellate, un passaggio di cerone... non importa il valore della Verità, si nasconda tutto pur di non urtare i telespettatori.

Ecco che un quadro estremamente allegorico con sole due pennellate in più è diventato ancora più allegorico, spiegando senza parole cosa davvero pensi della Verità questo esecutivo.

Almeno ora ci permettano di andare in giro a disegnare baffi sui quadri più famosi senza per questo punirci.
Oppure si vadano a rivestire tutte quelle statue che mostrano le pudenda in pubblico: un bel pannolone a tutti, e magari una t-shirt per coprire il petto.

Che tristezza...