Internet e l'aborigeno

25 ottobre 2007

quando dentro ti esplode la musica

quando dentro ti esplode la musica
come fai a tenerla

l'orecchio le apre la porta
lei si insinua
la testa gira da un'altra parte
il tempo non ha molto senso
ti distrai, la segui, nota per nota
senti ogni singolo strumento
noti la sfumatura
senti scorrere il pianoforte
tintinnare il triangolo
tieni il tempo della batteria
vibri con la chitarra

potresti aver sentito quella canzone mille volte
ma oggi... oggi sei suo
è una sirena e tu sei ulisse
se non fossi legato, la seguiresti ovunque
il corpo non la segue
ma la testa si
e vorresti essere slegato

vorrei saper scrivere musica
vorrei saper creare queste note
tesserle insieme e saperle amalgamare

ma ora mi accontento di ascoltarla

23 ottobre 2007

IO E TE + DI ALTRI

Joseph Conrad, nel suo romanzo "La linea d'ombra", definisce il fascino della gioventù come "il fascino dell'esperienza universale dalla quale ognuno si aspetta una sensazione particolare e personale – un po' di noi stessi".

E' normale, perciò, che quando uno è giovane viva di superlativi: nell'universalità si ha tutto il tempo e tutto lo spazio a disposizione, ogni esperienza è la più incredibile, ogni amore durerà per sempre. Poi si impara che non è così, ma si capisce anche che è stato bello lasciarsi andare alle esperienze con una simile, totalizzante partecipazione.

Quindi, uno si ama tanto tantissimo, l'amore durerà per sempre (anche se due giorni dopo, magari, ci si tradisce, in quel momento si pensa sul serio di amare per sempre), una storia o esperienza è la più incredibile che sia mai esistita.

Fino alle fastidiose gare di superlativi (come se si potesse dare una gradazione dell'assoluto):
"il mio amore è grande come l'infinito" "il mio di più"
"il mio amore durerà per sempre" "il mio di più"

Queste cose, però, in bocca a dei ragazzini o a degli innamorati folli (si sa che l'amore sovverte un pò le regole nei cervelli), sono però accettabili, a volte anche tenere.

Fa un poco più impressione, invece, che un 44-enne continui a mietere soldi scimmiottando il fare pischellesco del "tutto è meraviglioso e grandissimo".
(Poi scopri che Federico Moccia è figlio di Giovanni Moccia, in arte Pipolo, quello di Castellano&Pipolo e si capisce perchè i suoi libri - che se fossero stati scritti da una persona qualasiasi nello stesso identico modo non avrebbero neanche visto la luce - sono addirittura diventati dei film)


Dato questo lungo preambolo, arrivo però al tema.
Vicino casa mia, dove porto il cane a "pascolare", campeggia una scritta in caratteri cubitali:

IO E TE + DI ALTRI.

Non so davvero come interpretare questa frase.
Un innamorato che, mentre stava scrivendo "io e te più di tutti" ci ha ripensato, rendendosi conto che stava esagerando?
Un idiota che è convinto di aver scritto una frase carina al suo amore ma non sa bene cosa abbia scritto?

Ovviamente non so chi sia stato nè cosa lo abbia spinto.

Mi piace immaginare, però, che siano due geni, due ragazzini che si ribellano alla pochezza dei superlativi detti così, tanto per dire, e si siano detti la verità, ridendo di quegli irragiungibili, vacui, falsi e stupidi "tre metri sopra al cielo" di "mocciosa" memoria. Me li immagino ancora insieme, a ridere di quei deficienti che si sono ingegnati per scrivere sui ponti una frase già detta da altri, o sono corsi ad allucchettare il loro amore a Ponte Milvio fino a tirare giù il lampione solo dopo che qualcuno ne aveva scritto. Me li immagino ancora insieme a ridere di quelle persone, perchè loro, nella loro normalità, sono stati davvero ironici ed originali. E me li immagino a ridere di me, che cerco di capire cosa volessero dire con quella frase :-)

19 ottobre 2007

A volte, anche nel traffico...



Non sto per parlare di qualche film porno, quindi pregasi maliziosi evitare facili battute.
:-)
Parlerò di uccelli, ma quelli veri, quelli che volano!


Ieri, per mia immensa sfortuna, mi son dovuto spostare dall'Eur a Ponte Milvio, alle sei del pomeriggio! (no, dico, alle sei del pomeriggio, solo chi abita a Roma sa cosa intendo dire con quelle tre parole, in che abisso di difficoltà mi sono gettato con la mia macchina).


Mentre camminavo verso la mia meta (e ho usato la parola "camminavo" appositamente, visto che andavamo a passo d'uomo), ascoltavo la radio che dava bollettini sempre più drammatici della situazione:
  • raccordo bloccato per un incidente
  • inaugurazione della festa del cinema (no, la festa del cinema no, devo passare per i parioli!! :-( )
  • raccordo chiuso per un incidente
  • sciopero dei taxi
  • raccordo imploso per colpa di un incidente

Stavo per impazzire! Qualsiasi tipo di parolaccia mi passava per la mente, battevo i pugni sul volante e sospiravo "perchè, Perchè, PERCHE'".
Intanto, su radio rock, gente disperata si dava appuntamenti nei bar per aspettare insieme che il traffico si sbloccasse (bar?? e come ce volete arrivare al bar?? NON SI CAMMINA) ed è partito il sondaggio "ti piacerebbe lasciare la città e andare a vivere in campagna?"
Poi, tra Castro Pretorio e la Nomentana, ho alzato gli occhi e...

E ho visto quello spettacolo che ogni anno mi incuriosisce e mi attira: gli Uccelli che, in questo periodo, si muovono a frotte e si danno appuntamento per organizzare il viaggio delle loro vacanze.
Sopra Castro Pretorio, una gru era completamente ricamate di uccelli, ordinati, in fila, che risaltavano con il loro nero sul giallo della gru. Su di un cavo elettrico ve ne erano altrettante migliaia, è mi hanno ricordato il corto animato della Pixar "Pennuti Spennati" (vero, Vera?).

Sul parco della Nomentana (Lanciani o Glori?? non ricordo mai) nel cielo si raggrumavano e rarefacevano macchie nere, forme in movimento.

Era bello, ed in quel momento ho smesso di insultare il traffico e l'ho apprezzato per avermi permesso di distrarmi così, a naso in su (d'altronde la testa è tonda per permettere alle idee di cambiare direzione...).

Come è che diceva Battiato? Ah, già:

Volano gli uccelli volano nello spazio tra le nuvole
con le regole assegnatea questa parte di universo
al nostro sistema solare.

Aprono le ali
scendono in picchiata atterrano
meglio di aeroplani
cambiano le prospettive al mondo
voli imprevedibili ed ascese velocissime
traiettorie impercettibili
codici di geometria esistenziale.

Migrano gli uccelli emigrano
con il cambio di stagione
giochi di aperture alari
che nascondono i segreti
di questo sistema solare.

17 ottobre 2007

Come smontare un mito

Tarzan: l'uomo della giungla, il moderno buon selvaggio.
Un mito per intere generazioni: libri, film, cartoni animati...
Poi arriva Ascanio Celestini, con il suo libro La Pecora Nera, in cui racconta una realtà scomoda di malattia mentale, di difficoltà in manicomio, tra persone malate e persone semplici, pratiche.
E il mito diventa questo, attraverso gli occhi di un bambino e di sua nonna:

"Conosci Tarzan? Lui è uno che non conosce nessuna parola tranne Io, Tu, il suo nome e quello di una scimmia che si chiama Cita. E nel corso del film si impara anche il nome di una bella donna bianca che si chiama Gein."
[...]
"Ma a un certo punto si capisce che la scimmia è gelosa della donna bianca, così la scimmia si offende e non parla più. Infatti nel film non parla mai tranne qualche strilletto da scimmia incazzata... Mentre la donna bianca chiacchiera sempre. Chiacchiera per tutti. Chiacchiera talmente tanto che sembra molto più ritardata di cervello della scimmia.
Ma la scimmia è tutta pelosa e Tarzan la schifa. Mentre che la bianca invece è tutta depilata e Tarzan resta perplesso. Ma poi si innamora e mia nonna dice che 'Tarzan ha scoperto che anche la bianca ci ha il pelo. Ma ce l'ha soltanto dove serve e a Tarzan gli piace questa donna e questa concentrazione di pelo. Gli piace più della scimmia!'"
[...]

Come distruggere un mito con la praticità della mente semplice, appunto...

Consiglio molto questo libricino, la Pecora Nera, di Celestini, artista che ho imparato ad apprezzare vedendo scemo di guerra, passato di notte tardi su rai tre qualche anno fa.
E' semplice, tagliente, usa un linguaggio studiatamente semplice (e non è per niente facile riuscire a parlare e scrivere così, non so se ci avete mai provato).
Il libro è duro, triste, ma sempre ogni cosa è raccontata con leggerezza.

16 ottobre 2007

Press play on tape!

Quando ero più piccolo, leggevo volentieri, oltre il fantasy, anche la fantascienza.
Immagino questo denoti la mia attitudine a sfuggire la realtà, poi fortunatamente un poco diminuita con l'età.

Nelle mie letture fantascientifiche, oltre Asimov e Dick, oltre "Le meraviglie del Possibile" - raccolta bellissima che consiglio a chiunque, con il racconto breve "La Sentinella", assolutamente da leggere -, oltre alle raccolte di PlayBoy - toglietevi quel sorriso dalla faccia, PlayBoy fu tra i principali mecenati di autori fantasy di grande livello, giuro! :-) -, entrava di diritto Nathan Never, un fumetto che, soprattutto nei primi 50 numeri, era davvero molto bello.

Come tutti i fumetti della Bonelli, attingeva a man bassa da libri e film di fantascienza, le storie erano ben strutturate, i disegni molto belli.

E' in Nathan Never che ho sentito, per la prima volta, la parola "drone", che in robotica indica un robot con limitate capacità decisionali guidato remotamente (ovviamente nel fumetto non era affatto limitato, anzi). I droni servivano per allenamenti di combattimento, per controllare detenuti e prigionieri ed altre attività dove era meglio limitare al minimo il rischio di perdite umane.


Lo studio della robotica, legato allo studio della nanotecnologia, aveva poi portato alla realizzazione di droni-spia, minuscoli e difficilmente rilevabili.


Perchè questo preambolo? Bè, perchè, come riporta il titolo della raccolta sopra indicata, queste fantasie non erano altro che "meraviglie del possibile".

Attualmente, infatti, droni militari sorvolano zone ad alto rischio per fare rilevamenti e per spiare territori.

Ma non ci si è fermati a questo. In Francia, dove la fantascienza ha probabilmente preso piede più che da noi o dove si sentono, forse, in guerra, si è deciso di utilizzarli per controllare le Banlieue (e tanti saluti alla legge sulla privacy).

Mentre in America, sembra che siano utilizzati degli insetti spia davvero futuribili.

E pensare che ogni tanto io ho ancora nostalgia del buon Commodore 64!
Load *",8,1
Press play on tape!
ZZZ Z Z Z Z Z Z Z Z
e poi finalmente qualche gioco innocuo con mega pixeloni a girare per il monitor!

ps: mi astengo dalle valutazioni morali che l'utilizzo dei droni comporta, non mi sento in grado di affrontare un simile discorso.

NOTA: per alleggerire un poco questo post, dico che sono stato alla sagra della castagna di Soriano nel Cimino, che è bella e la consiglio a tutti, e che chiunque, quando gli capita, deve assaggiare zuppa di Farro e Castagne e spezzatino di Vitella e Castagne.

Qui sotto una foto (non si vede bene anche se l'ho schiarita) della preparazione delle castagne, fatta con enormi padelle appese con delle catene sopra al fuoco e mosse di continuo, con un turbinare di lapilli davvero caratteristico nel buio della notte.

10 ottobre 2007

Attenzione all'attenzione

C'è poco da fare.
Ci sono giorni in cui le riunioni non riesco proprio a seguirle.
Io li guardo, provo ad ascoltarli, ma la testa se ne va, se ne va per conto suo.

Come Calvin, mi perdo nelle storie del capitano Spiff e la maestra... puff, non c'è più
:-)


Nel mio sogno ad occhi aperti, però, non c'è Spiff, non ci sono astronavi, ma un odore di aria fresca... aria con neve, probabilmente.

In ogni caso aria invernale, o autunnale (è iniziato l'autunno, la stagione che preferisco in assoluto, soprattutto per i colori che ci sa dare... e poi perchè ritorna il fresco - io ODIO il caldo).

C'è gente che parla, davanti ad un thè caldo, o davanti al fuoco.
Ci sono idee, che passano da testa a testa, da bocca a bocca.

C'è una chitarra che strimpella, o una voce che canticchia, o un suono che gracchia da una radio.

C'è una mano che accarezza i capelli, presente ma non ingombrante.
E spesso, si, c'è una gatta, possibilmente tigrata roscia o completamente bianca.

Ci sono lavoro di casa da fare, cose da preparare, progetti da pensare, qualcosa da fumare e anche da mangiare, perchè no.

Ci sono rumori attutiti, odori forti, aria pungente, sapori antichi, maglioni morbidi al tatto, colori caldi, vino rosso, cognac o porto caldi, schioccare di risate o mormorii seri di discussioni.

Soprattutto, c'è un benessere che mi piglia, improvviso, incredibilmente profondo, che mi fa vibrare la spina dorsale di piacere.


Meno male che sono bravo in quello che faccio e che questo non mi accade che per pochi attimi, altrimenti non riuscirei a nascondere a tutti che, durante certe riunioni, io non ci sono proprio.
:-)

Come già era a scuola prima e all'università dopo, certi momenti il mio cervello dovrebbe seguire ciò che accade, ascoltare le parole che sono dette, invece si rifiuta, e tutto quello che accade intorno si trasforma, i suoni si attutiscono e diventano sottofondo conciliante, come il rumore del treno in viaggio.


A quel punto il mio io sognante si chiede perchè io non mi impegni a far si che questi sogni diventino realtà.
Almeno per un giorno alla settimana, o un giorno al mese... perchè io, lontano dalla mia Roma, non ho ancora voglia di stare.


PS: sabato e domenica, sagra della castagna a soriano nel cimino!

08 ottobre 2007

Consigli cinematografici

Non sono un esperto di cinema, lo ammetto.
Però ho visto alcuni film che mi fa piacere "pubblicizzare" in qualche modo, perchè li ho trovati davvero ben fatti.
Guarda caso, entrambi sono presi da libri.
Ho una mia teoria, riguardo alle sceneggiature: mi sono accorto che, mediamente, ogni volta che vedo un film dove i personaggi mi colpiscono perchè sono ben strutturati ed hanno spessore, è un adattamento di un libro.
Non è una regola fissa: ci sono molti film derivati da libri che mi hanno fatto schifo, mentre ci sono alcuni "originali" (Amelie, Lost in Translation, La mia vita a Garden State) che mi sono piaciuti da morire. Però mediamente è così.

Mio fratello è figlio unico, di Daniele Luchetti, mi è piaciuto molto, pur essendo io lontano da ideali politici così forti come quelli che animano i personaggi. Questi ideali sono lo spunto anche per tracciare il percorso di crescita di un ragazzo, Accio, che ha bisogno di qualcosa, ha bisogno di una via, ha bisogno, come lui stesso ammette, di regole.
Fin da piccolo cresce all'ombra del fratello, capace di catalizzare su sè tutte le attenzioni, le ammirazioni, le simpatie. Accio ne soffre e, amando ma invidiando il fratello, sembra scegliere strade completamente opposte. Eppure i due destini sono legati a doppio filo. Solo alla fine del suo percorso di crescita, spezzati i legami con il passato, Accio riesce a prendere in mano la sua vita e a fare ciò che voleva fare fin da piccolo, aiutare gli "ultimi" (l'ultima scena, però, è forse eccessivamente retorica).
Mi è piaciuto molto, soprattutto grazie all'interpretazione di Elio Germano, un ragazzo di cui ho una stima infinita si dai tempi di Romanzo Criminale e di Quo Vadis Baby.
Scamarcio, invece, fa se stesso - che non è moltissimo -, ma non mi sento di criticarlo troppo, nel film fa la sua parte.

L'altro film è "Correndo con le forbici in mano": un film strano, davvero strano.
Non sono riuscito ancora a prendere una posizione a riguardo, soprattutto riguardo la tematica: la crescita di un bambino abbandonato dalla madre egocentrica e malata di mente e dal padre alcolista, che cresce nella strampalata famiglia dello psichiatra della madre -dove nessuno ha regole nè vincoli, libero di esprimersi ma anche lasciato a se stesso -, bambino che si scopre gay a 15 anni, quando ha il suo primo rapporto con un sociopatico 34-enne.
Eppure mi è piaciuto, lo stile del racconto mi è piaciuto e, per alcuni versi, mi ha ricordato i Tenenbaum, anche se quest'ultimo tratta temi meno pesanti e risulta quindi più leggero alla visione.
Anche in questo caso, il giovane cerca regole senza le quali si trova perso. La frase "Allora capii che avevo bisogno di regole, perchè senza regole la vita è sempre una sorpresa".

La scena dell'urlo liberatorio presente in "Correndo con le forbici in mano" mi ha ricordato un film che ho visto tempo fa, La mia vita a Garden State, sceneggiato diretto ed interpretato da Zach Braff (il J.D. di Scrubs) e con una grande Natalie Portam. E' un film lento, questo, ma assolutamente da vedere.

Di "Correndo con le forbici in mano" e "La mia vita a Garden State" mi sono piaciute molto anche le colonne sonore, belle belle belle.

02 ottobre 2007

Incubi cittadini

Un incubo.
Ho vissuto un incubo.
Tutta la zona romanina tuscolana casilina.
Tutti quei maledetti centri commerciali.
E via, in un negozio megamaxigrandepieno per cercare vestiti sportivi per il mio dolce quarto (troppo più piccola di me di stazza per poterla chiamare metà :-)
Ero nervoso, e il posto non aiuta.
Mi aspettavo i forconi, Dante e Virgilio.
"Ciao Dante"
"Ehi, Virgi, senti, mi accompagni a cercare le scarpe?"
Sono allergico all'umanità, alla massa, letteralmente sbrocco.
Sono sociopatico? Forse
Una bestemmia si stava formando sulle mie labbra, come la canzone di Shannara prendeva corpo e sarebbe potuta essere così potente da distrugger tutto.
Ho resistito, applausi per Ted.
In ogni caso, ho avuto l'ennesima prova che dio non esiste(1) e che, se esistesse, dovrebbe avere una buona scusa.
La cosa più impressionante? I mille bambini in lacrime rimproverati a brutto muso dai genitori. Stanchi, rintronati dai rumori, letteralmente spappolati da luci colori consumismo pubblicità, devono anche sentirsi rimproverare dagli esseri inumani che li costringono a sopportare tutto questo.
Ne ho visto uno (e non sto scherzando) buttato per terra, sulla moquet, abbracciato ad una scarpa tipo orsetto, tra due corsie, che provava a dormire...

(1) prova della non esistenza di Dio, da Guida Galattica per Autostoppisti di Douglas Adams
"Ora, è così bizzarramente improbabile che una cosa straordinariamente utile come il pesce Babele si sia evoluta per puro caso, che alcuni pensatori sono arrivati a vedere in ciò la prova finale e lampante della non-esistenza di Dio. Le loro argomentazioni seguono pressapoco questo schema: 'Mi rifiuto di dimostrare che esisto' dice Dio 'perché la dimostrazione è una negazione della fede, e senza fede io non sono niente'. 'Ma' dice l'uomo 'il pesce Babele è una chiara dimostrazione involontaria della Tua esistenza, no? Non avrebbe mai potuto evolversi per puro caso. Esso dimostra che Tu esisti, e dunque, grazie a questa dimostrazione, Tu, per via di quanto Tu stesso asserisci a proposito delle dimostrazioni, non esisti. Q.E.D. Quod Erat Demonstrandum.' 'Povero Me' - dice Dio, e scompare immediatamente in una nuvoletta di logica."