Internet e l'aborigeno

10 maggio 2007

L'EVOLUZIONE DELL'AMOR CORTESE

Un tempo esistevano le lettere.
Per esprimere il proprio amore, affetto o semplice simpatia si doveva pensare ad un modo carino per esprimerlo, mettere su carta il proprio pensiero, eventualmente abbellire la pagina con disegni, oppure usare il profumo, per creare anche una partecipazione "olfattiva".
La lettera, poi, tradiva sentimenti e stati d'animo: una sbavatura, una lacrima, una pagina fitta fitta, frasi inserite nel contesto dopo, scritte sui bordi - tutto era indice di partecipazione, era bello, a me piaceva molto.
Infine c'era l'attesa, il tempo non determinato nel quale la fantasia immaginava la possibile risposta.
Se si era più colti o capaci, invece, si poteva provare con della vera e propria poesia: parola scritta pensando a qualcuno ma regalata a tutti.

Poi è nato l'sms: limite di 160 caratteri, ma immediata ricezione.
Freddo come una ragazza inglese frigida, così difficile da capire, da cui era difficile trarre calore.
Nel tempo, però, si è imparato a dominare il mezzo di comunicazione: sono nati gli
emoticon (il nome emoticon viene da "emotion" e "icon", trovo sia geniale), le mille abbreviazioni (tvttb, nn, abb ecc.), e si è riusciti a ricreare l'emozionalità della lettera... bè, almeno in parte.
L'sms rimane e rimarrà sempre e comunque solo un surrogato della lettera, freddo e digitale bignami emozionale, il riassunto del riassunto di un'idea.
Ma ammetto che si è evoluto, tanto da interessare
l'Accademia della Crusca, tanto da vedere organizzati dei concorsi.

Ma potevamo fermarci a questo? Noooooo! Assolutamente.
Ed ecco, allora, l'ultimo sviluppo del sentimento "fai-da-te-che-io-sono-lontano".
Come farne a meno? Adesso non serve più neanche scrivere e pensare per far sentire alla propria ragazza il proprio affetto, basta regalarle un'apposito telefonino e la t-shirt... sperando che non mandi in cortocircuito il nostro rapporto.

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