Internet e l'aborigeno

08 agosto 2007

Berlino: la libertà

Berlino ha una storia difficile e travagliata.
Lo puoi evincere da qualsiasi cosa, intorno a te, mentre vaghi per le strade della città. Ovunque ci sono segni di recenti e recentissime distruzioni, di architetture e di anime.
Magari giri per il centro e dove meno te lo aspetti trovi un cartello, delle croci, un monumento a ricordare le migliaia di vittime dell'olocausto, della Gestapo, della Stasi, o pezzi di muro a ricordarti che qui, da un giorno all'altro, alle persone è stato vietato di muoversi liberamente, di pensare, di ragionare.
Dal nazismo al comunismo, questa città ha conosciuto il peggio di tutti gli estremismi, di destra e sinistra.
La Gestapo bruciava libri, traviava anime, uccideva persone.
La Stasi controllava tutto e tutti, addirittura teneva sottovuoto pezzi di tessuto passati sull'inguine delle persone considerate "pericolose", in modo di poter sguinzagliare, in caso di necessità, cani famosi per le loro capacità olfattive.
Le metropolitane, costruite precedentemente alla costruzione del muro, passavano attraverso le stazioni di Berlino Est chiuse e sigillate. Famiglie erano state divise, spezzate. Vite erano state "eliminate" solo perchè volevano poter semplicemente andar via dalla loro città. Chi si avvicinava al muro, veniva ucciso e lasciato lì, come monito.

Forse è per questi ricordi così vicini nel tempo che l'aria che si respira è totalmente differente.

A Berlino, complice anche quel senso di "distanza" che i Berlinesi sembrano assumere, tutto sembra studiato per non farti sentire mai oppresso o limitato.

Nelle metropolitane, ad esempio, puoi girare tranquillamente, non esistono barriere. Volendo potresti anche non fare mai il biglietto e girare tranquillamente da una metro all'altra, ma ovviamente nessuno ci pensa o ne sente la necessità; in ogni caso sono in giro molti controllori, sembra (noi ne abbiamo incontrati solo il primo giorno, sulla metro che ci portava dall'aeroporto al centro).
La polizia è sempre presente, ma non in maniera oppressiva: è una presenza costante e tutti la temono (sembra siano di una inflessibilità totale e anche abbastanza "rudi") ma non impone quasi mai la sua presenza.
Le persone raramente ti importunano e lo posso affermare non solo perchè a noi non è capitato mai (anche gli ubriachi al massimo ti chiedevano l'ora) ma anche perchè ho visto tantissime ragazze, anziane, giovani, giovanissime, girare da sole a qualsiasi ora, anche tardi la notte, e trovo che questo sia una cartina tornasole ovvia di una città che, con le dovute eccezioni, si sente comunque sicura.

Il "distacco" dei Berlinesi, inoltre, si traduce in una forte tolleranza: ci sono delle regole, sinchè le rispetti, il resto fa parte del tuo mondo e io non lo vengo a criticare. Ovunque ci sono persone vestite in modi assurdi, che girano a testa alta per la città e non vedi la gente che se ne allontana, o si gira con risolini di scherno. Anzi, devo dire che sono stato io a sentirmi in imbarazzo accorgendomi di essere probabilmente l'unico a notare atteggiamenti o vestiario "strano".
La tolleranza è anche nei "costumi": vi è una comunità gay numerosissima, le prostitute sono libere professioniste, i locali anche più trasgressivi sono semplicemente accettati.

Un altro elemento che ti fa sentire libero e sicuro è lo spazio. Come ho già accennato, raramente il tuo spazio vitale viene fisicamente invaso. Raramente vi è folla, raramente la gente ti sbatte addosso o ti spinge o ti costringe a disordinate file e corse al primo posto. Da quel poco che ho visto, i Berlinesi sembrano godere di uno spazio "pro-capite" enorme, quasi impensabile per noi che veniamo da Roma. Ogni quartiere ha spazi verdi e punti di ritrovo, e spesso sono dotati di parchi per bambini e anche di campi da ping pong, assolutamente gratuiti.

Insomma, una città dove le barriere - fisiche, visive e "comportamentali" - sembrano davvero esser state abbattute, almeno ad un occhio vacanziero e non troppo informato quale poteva essere il nostro.

2 commenti:

MT ha detto...

La sensazione che hai provato è la medesima che ho provato io la prima volta che sono andata ad Amsterdam: per me, abituata da quando son nata a diversi livelli e dimensioni di "prigionia", sia fisica che psicologica, il semplice poter girare per una città straniera dove la libertà la respiravo insieme all'aria, è stato magnifico.
Ciò che mi ha incantato di più sono stati il rispetto della persona indipendentemente dal colore della pelle, da come è vestita e, da quello che ho visto, dal suo pensiero e la gioia e la cura per le cose piccole, una finestra, un raggio di sole, piccoli spazi ovunque trasformati in punti d'incontro per popolazioni di regioni del mondo che ho sentito nominare lì per la prima volta.
Libertà esteriore e interiore... "libere" di esprimersi. E quando ci arriveremo noi in in Italia?

TED74 ha detto...

In Italia non so... però, per quanto riguarda roma, qualche passo in avanti si comincia a farlo :-)