Internet e l'aborigeno

01 agosto 2007

Berlino: terzo giorno


Ci alziamo decisi a cercare a tutti i costi di fare una colazione "normale": la colazione-pranzo del giorno prima ancora ha i suoi effetti. E poi oggi è di nuovo bella giornata, non vale la pena stare troppo chiusi in un locale.
Facciamo i nostri biglietti giornalieri e andiamo al Kreuzberg, alla ricerca di Kuchen Kaiser, un ristorante il cui nome tradotto è "L'Imperatore dei dolci", vicino ad Oranienstrasse, dove speriamo di poter fare una colazione senza fagioli, wustel e altro.
Purtroppo il nostro desiderio rimane tale: Kuchen Kaiser fa la colazione come tutti gli altri locali, con roba pesantissima, e prepara i dolci solo la sera.
(Ecco il giro a piedi che faremo nella mattinata)


Un poco delusi, giriamo per Oranienstrasse alla ricerca di qualcosa. Noto tre cose:
  1. sono quasi tutti arabi e la cosa mi mette un poco di tensione: forse c'è un poco di razzismo latente, in me
  2. quasi tutti i locali mettono a disposizione delle riviste, e molta gente entra, si prende la sua bella colazione e si legge qualcosa: è bello da vedere, persone che vanno nei locali anche sole, a leggere e a curare un poco se stesse. Ogni volta che vado all'estero questa cosa mi attira, ma, sono sincero, appena torno a Roma l'idea di buttarmi solo con un libro in un locale o in un pub non mi sfiora nemmeno
  3. il film "il Caimano" è stato tradotto in "L'Italiano": è così che ci vedono all'estero, faccendieri e intrallazzatori.
Non troviamo nulla che ci attiri (c'era un negozio arabo con una mega griglia che ti cucinava carne su richiesta, ma non ce la potevamo proprio fare alle 11 di mattina!): prendiamo un dolce in una panetteria e ci incamminiamo lungo Oranienstrasse alla volta di Check Point Charlie. Camminando, notiamo Berlino cambiarci intorno, segno ancora palese di una divisione rimasta impressa nell'architettura. I palazzi bassi e lineari di Oranienstrasse diventano, andando verso ovest, piano piano più moderni, addolciti nelle curve, alti, ricchi di vetrate.
All'incrocio tra Oranienstrasse e Lindenstrasse, un bar che sembra un bar si è "apparecchiato" sulla strada con sdraio e tavolini: ha l'aria invitante, ma oramai abbiamo mangiato e tiriamo dritti.

Arriviamo al CheckPoint Charlie, uno dei simboli della guerra fredda. In se e per se il Check Point Charlie, con i finti militari lì pronti per le foto, è quasi ridicolo. Ma tutt'intorno, con avanzi del muro pieni di foto e di articoli degli anni 60, l'aria che si respira rende l'idea di cosa debbono aver passato i Berlinesi in quel periodo.
Soprattutto una foto dei carri armati russi ed americani che si fronteggiano proprio in quel punto, nell'Ottobre '61, indecisi, nervosi, stressati, rende l'idea di che maledetto periodo deve essere stato. Soldati a pochi metri gli uni dagli altri, si guardano negli occhi pronti a sparare per primi al minimo cenno.

So che il museo del CheckPoint Charlie è molto interessante, ma io mi sono messo in mente di trovare una parte con dei resti del muro, che so essere particolarmente bella.
Chiedo in un bar e mi viene indicato un posto poco distante.
Purtroppo non è quello che cerco io: il posto che cercavo, come ho scoperto, purtroppo, solo al ritorno a Roma, viene oggi chiamato East Side Gallery ed è in Mühlenstrasse, da tutt'altra parte rispetto a dove siamo ora (sono resti del muro della parte est di Berlino Est) e da questo sito ho scoperto che mi sono perso davvero una grande cosa, l'arte che vince sull'oscurantismo.

I resti del muro che abbiamo davanti, pur non essendo quello che cercavo, sono comunque interessanti. Sorgono sopra le fondamenta di quello che era il palazzo della Gestapo e ospitano una esposizione permanente di foto e documenti che cercano di spiegare cosa era la Gestapo, cosa faceva alle persone. Purtroppo tutto è in tedesco, possiamo solo vedere le foto. L'esposizione si chiama Topografia del Terrore ed è in Zimmerstrasse.
Davanti c'è uno spiazzo dove mongolfiera, a pagamento, ti porta in alto per vedere la zona da una posizione assai "vantaggiosa" :-)

Sono oramai le 2 e decidiamo di vedere i parchi che il giorno prima, causa pioggia, non avevamo potuto visitare.
Proseguiamo per Potsdamer Platz e poi prendiamo la metro fino allo Zoo dove, sotto alla Kaiser-Wilhelm Gedachtniskirke, prendiamo il duecento per due fermate, fino all'incrocio tra Budapester Strasse e Corneliusstrasse. Questa viuzza si butta nel parco, proprio costeggiando le mura dell'ultima appendice dello zoo. Arriviamo alla riva del Neuen See, e ci sediamo al Café am Neuen See, un biertgarten molto carino, dove mangiamo pollo arrosto, patate e beviamo una grandiosa birra. Rifocillati, contenti, riposati, ci godiamo un poco di tempo insieme, soli soletti, con una barca a remi sul laghetto: uno spettacolo.
Restituiamo la barca e passeggiamo un poco nel parco: ci sono tantissime persone in bici, a prendere il sole, e anche una lepre selvatica esce dal boschetto per "salutare" e scappa di nuovo.

Tornando alla metro, passiamo la KaDeWe e per la via dei negozi, di cui parlerò più avanti.
Torniamo all'albergo e ci prepariamo per uscire nuovamente.
Anche in questo caso la sera, per noi che non siamo frequentatori di locali che tirano fino a tardi, non riserva particolari e spettacolari eventi.
Torniamo a "GnegnaStrasse" e andiamo al Sesam, per un poco di shawarma e affini. Alla musica di musicanti di strada, due nostri vicini di tavolo ci regalano uno spettacolino di tango.
Si ripete uguale la scena del giorno precedente: i locali, in questa zona "povera" della città, sono piccolini e non particolarmente curati, il menù è solo in tedesco e il ristoratore non parla una parola di inglese! Qui, però, la scelta del piatto è semplice, non sbaglio: buono ed economico.

Poi andiamo al Tacheles, in Oranienburger strasse, palazzo "sgarrupato" occupato da artisti davvero particolari. Non ho potuto fare molte foto, ma all'ultimo piano c'era un pittore che faceva quadri di dimensioni 3x5 metri spettacolari, pienissimi di particolari, un poco come erano i fumetti di Andrea Pazienza (lo stile diverso, ovvio, ma lo stesso modo di disegnare fitto fitto in ogni centimentro di spazio).
Al terzo piano c'è un pub tutto di luci rosse, spettacolare.
E al piano terra ci sono pub all'aperto che crescono su finte spiagge. Sentiamo un poco di musica dal vivo e poi scappiamo a dormire: anche oggi siamo cotti.

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